Intervista all'étoile internazionale Petra Conti, in occasione dell'Arena di Verona Opera Festival 2019: "E' stato un grande orgoglio rappresentare La Traviata, Zeffirelli sarebbe contento del lavoro di tutti noi"
International principal dancer, docente di danza, influencer e chissà..forse una futura attrice! L'étoile internazionale Petra Conti, già prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano e del Boston Ballet, è un orgoglio per la danza e la cultura italiana.
Dopo i numerosi impegni che quest'anno l'hanno vista protagonista in USA, Canada, Russia e Ucraina, consacra la sua estate in Italia, che la vedrà impegnata per ben 16 recite nei due titoli verdiani di punta dell'Arena di Verona Opera Festival 2019: La Traviata e Aida. E per l'occasione siamo andati in Arena per conoscerla meglio.
Petra, lei è protagonista della Prima della stagione lirica 2019 dell’Arena di Verona e fino all’8 agosto sarà in scena nelle repliche di due celebri titoli verdiani: Aida e Traviata come protagonista. Quali emozioni prova in questo momento?
Ballare la prima della Traviata di Zeffirelli in mondovisione davanti al Presidente della Repubblica Mattarella e i più grandi esponenti della cultura italiana è stata un’emozione immensa. Siamo felicissimi e faremo tutti del nostro meglio nelle restanti repliche. Avrò modo di godermi il personaggio. Provo un grande orgoglio nel rappresentare un’opera italiana così importante; è una cosa che mi fa sentire parte della storia e della cultura del nostro Paese e credo che anche Zeffirelli sarebbe contento del lavoro di tutti noi.
Fa parte del corpo docenti del Summer Dance Camp al Liceo Coreutico di Verona, di cui ne è anche Consulente Artistico. Cosa cerca di trasmettere nell’ambito della formazione?
Mi sto accostando da poco all’insegnamento perché credo che sia arrivato il momento di condividere con i più giovani ciò che ho imparato. È un modo per prendersi cura di loro e per trasmettere l’arte della danza. Quando sono con gli allievi in sala cerco di dar loro tutto. Per me è un onore avere questo ruolo al Liceo Coreutico di Verona a soli 31 anni e il fatto di essere ancora una ballerina mi permette di trasmettere le mie esperienze sceniche in maniera ancora più diretta.
Cosa ricorda degli anni della sua formazione all’Accademia Nazionale di Danza? Ha mai vissuto un momento difficile in cui ha pensato di mollare?
Ho dei bellissimi ricordi, soprattutto i primi anni in cui per me la danza era un gioco, pura sperimentazione. Forse gli ultimi anni in cui era richiesto un impegno fisico e tecnico maggiore sono stati più difficili ma non ho mai sentito il peso della fatica, piuttosto quello degli altri nei miei confronti. In Accademia ero oggetto di molte invidie da parte delle mie colleghe che mi hanno ferito e così ho cercato di crearmi uno scudo. Ero sempre al centro dell’attenzione per volere degli insegnanti che mi assegnavano i ruoli principali negli spettacoli ma non reggevo il peso delle critiche e dell’invidia tanto che a volte desideravo di poter danzare da sola senza che nessuno mi vedesse. Poi col tempo mi sono fortificata e ora riesco a farmi scivolare tutto addosso.
Subito dopo il diploma ha bruciato le tappe interpretando tutti i grandi balletti del repertorio, sempre però prediligendo ruoli drammatici. Quale personaggio sente più suo?
Ho ballato tantissimo tutto il repertorio ma in particolare amo i ruoli drammatici in cui si soffre, si muore, si ama alla follia ma soprattutto adoro i personaggi che si evolvono, che raccontano una storia.Tra i miei titoli preferiti ci sono Onegin, Romeo e Giulietta, Giselle e Manon.
È stata definita l’Anna Magnani della danza. Quando studia un nuovo ruolo in che modo cura la parte espressiva e interpretativa oltre a quella tecnica?
Mi piace capire e studiare i miei ruoli a trecentosessanta gradi, non solo in sala per cesellare la tecnica ma anche a casa. Leggo molto e faccio ricerche sul personaggio anche se poi quando danzo è sempre come se fosse una cosa nuova perchè non so chi sarò in scena ma lo scoprirò in quel momento.
Cosa le piacerebbe fare quando appenderà le scarpette al chiodo?
Sicuramente continuerò a dedicarmi all’insegnamento. Vorrei aprire un’accademia in America che formi i suoi allievi non solo tecnicamente ma anche a livello culturale, in modo che dopo siano già pronti per i ruoli più importanti e la carriera internazionale.
E oltre la carriera di ballerina?
Mi piacerebbe iniziare una carriera da attrice. In America sto conoscendo tanti registi. Mi piace recitare, star dietro la telecamera, seguire le dinamiche cinematografiche. Si potrebbero realizzare film e documentari sulla danza in cui io danzo e sono nella città perfetta per farlo: Los Angeles
A dicembre 2018 ha vinto i Talent Glamour Awards. Come cerca di mettere in relazione i social e la danza?
Credo che i social servano tantissimo per far crescere l’interesse per la danza e la cultura. Attraverso i miei canali cerco di mostrare la vera vita da ballerina che non è solo il tutù, il trucco, il teatro ma anche i momenti più duri; noi danzatori distruggiamo il nostro corpo per donarlo al pubblico. Il mio account è un po’ come il diario di bordo di una ballerina. Inoltre, dopo la malattia cerco di essere anche un po’ motivational-influencer; sono rinata con forza e sacrificio e questo trasmette alla gente energia positiva, insegna che bisogna amare il proprio corpo ma anche la vita.
Per molti è l’ambasciatrice della danza nel mondo ma anche un esempio, vista la sua lotta contro il cancro e il suo impegno per la ricerca. In che modo la danza l'ha aiutata a vincere questa battaglia?
La danza mi ha aiutato a superare i momenti più difficili durante e dopo la malattia. Ho capito che cosa vuol dire ballare come se fosse l’ultima volta. Anche adesso quando mi esibisco rivivo la sensazione e mi godo lo spettacolo in pieno. La danza mi ha aiutato a tornare in forma dopo la malattia ma anche ad acquisire una coscienza corporea maggiore. Prima ero molto critica verso il mio corpo e lo sono ancora ma in maniera positiva: amo il mio corpo ma cerco sempre di migliorare.
Cosa consiglia ai giovani che vogliono intraprendere la carriera di ballerino/a?
Direi loro che bisogna avere una grande passione che parte da dentro, da se stessi. E che deve essere talmente forte da prevalere sempre, anche nei momenti più duri. E nella danza sono tantissimi.